UT PICTURA POESIS
Ut pictura poesis, celebre frase oraziana, ma del resto già Plutarco, lo storico, ci parla del poeta Simonide (e siamo intorno al 500 A.C.) che definisce la pittura una poesia muta e la poesia come una pittura che parla.
Oggi, in questa mostra, un connubio voluto ed evidenziato tra le due arti.
Non c’è mai violenza nelle immagini di Arpaia, c’è morbidezza, le vibrazioni dei colori sono dinamiche, guizzanti, ma sempre armoniose, il BLU sembra costituire la vibrazione portante, poi tutti gli altri colori sono presenti, sempre sfumati, convergenti l’uno nell’altro, fondendosi e dando vita, nella fusione, a nuove nuances senza tagli netti.
Anzi, la definizione delle immagini, mi piace dire rivendicazione della mente razionale sull’inconscio, a volte, appare in una “cornice di contenimento geometrico” come nei trittici o nell’ apparire di un paesaggio con lo skyline di un paese, di un castello, o, come nelle Quattro stagioni, in cui sono quasi cornici fotografiche, quelle in cui gli alberi si protendono da un quadro all’altro, direi sottolineando l’unità contenitiva del tempo o nell’apparire di alberi fitti che creano quasi una divisione verticale dello spazio.
A proposito degli alberi, mi colpisce la figurazione di quel ramo, solitamente sottile e spoglio, disegnato in primo piano su molte tele, come fosse una mano protesa in un gesto: una richiesta di aiuto? Di contatto? Di attenzione? Certo un protendersi del suo mondo interiore verso l’esterno, un canale di contaminazione.
Belli anche i suoi mari, mai fermi, sempre in movimento, spettinati, come amo definirli io, simbolo di vitalità e rinnovamento.
In tutto questo la poesia mette radici con facilità, non importa se nascono prima le immagini e poi le tele o viceversa, la realtà è che si abbracciano con naturalezza, con vibrazioni che vanno armoniosamente dal colore alle parole e dalle parole al colore, perché non c’è barriera nelle arti, si esaltano e si completano a vicenda, la pittura una poesia muta e la poesia come una pittura che parla.(Simonide)
Armando Mele: in Mele, una ricerca spirituale e filosofica dell’Essere, inteso come origine dell’Uomo, inteso come Principio Primo, capace di divenire filosoficamente attraverso il codice fondamentale della vita, la parola, il pensiero, l’anima.
Due artisti che nutrono occhi e spirito dei visitatori, la mostra fino a fine luglio presso il Palazzo Marchesale in Santeramo.
Da sinistra: Armando Mele, Michele Agostinelli, Enzo Arpaia.
Fotografie Michele Agostinelli
Concetta Antonelli