Roberto Villa, è scoperto per caso nel 1936, presso il Centro Sperimentale, da Mario Soldati e da Luigi Camerini, che in cerca di belle ragazze da avviare al cinema, si soffermano presso le Scuole. Luigi Camerini, riesce a convincere la madre di Roberto a farlo lavorare nel cinema, mentre il padre, Ministro plenipotenziario è a Kabul.
La madre acconsente, a patto che il figlio, prenda la laurea in medicina. Il successo gli arride con la pellicola “Luciano Serra pilota” e con il film “Fornaretto di Venezia” girato con Clara Calamai, Osvaldo Valenti ed Elsa de Giorgi.
Alto, snello, il viso aperto, occhi chiari, capelli ondulati sulla fronte, Villa, veste impeccabilmente in tweed, flanella, cravatta e pullover. Come attor giovane, nelle commedie brillanti recita con una dialettica appropriata e voce bene impostata.
Anche nelle commedie rosa, di Liala e della scrittrice Luciana Peverelli, trova il proprio spazio e il personale successo sia per la perfetta dizione che per la sua prestanza fisica. Migliaia, sono le lettere d’amore, che hanno il suo recapito. In quella strana città Rovigo, trova nella sua camera d’albergo, una quindicenne vergine, che si offre.
In una casa chiusa, la ragazza che lo riceve sviene per l’emozione; la polizia deve tenere a bada la gente, che lo segue per strada; durante una tournèe del Guf fiorentino, con Salvo Randone e Leda Palma, a Reggio Emilia, deve obbligatoriamente, affacciarsi al balcone del proprio albergo, per rispondere alle ovazioni della folla pigiata all’ingresso.
Villa, viene “eclissato” dai produttori, nel ruolo del casto Principe azzurro, mai un bacio sulla scena, solo l’attrice Mariella Lotti, osa prolungare il contatto con l’attore Marco Visconti.
La sua partner abituale, è Lilia Silvi, religiosa e piena di pudori, firma i contratti, solo se le sono risparmiati, pressanti abbracci e intensi baci d’amore.
Quando Villa si sposa, in prime nozze, la figlia del maestro Tullio Serafin, i produttori temono una violenta reazione del pubblico femminile.
Che non c’è, forse anche perché la signora pubblica a puntate la sua storia romanzata con Roberto su “Cinemamagazzino”, con un successo straordinario. Ormai Villa, è celebre come dimostrano i Chachet, passati dalle iniziali seimila lire a centoventimila a film. La guerra induce l’attore a lasciare la città di Roma e trasferirsi a Milano, dove può lavorare e mangiare, senza tessera in ristoranti e nelle varie pensioni, nelle quali si entra solo con la parola d’ordine.
Davanti ai piatti di prosciutto e tagliatelle, Roberto Villa, ritrova molti attori, scrittori, giornalisti e anche gerarchi.
Fa una compagnia a Lia Zoppelli e Lilla Brignone, (con la quale avrà una bellissima storia d’amore che durerà solo l’arco di tre anni).
Con il regista Gianni Santuccio e l’attore Franco Volpi, gira a Torino, un paio di film, con il noto produttore romano, Luigi Giacosi.
Roberto Villa, preso di mira dai partigiani e dai fascisti di Salò, cercherà di nascondersi e nel suo segreto nascondiglio, attenderà la fine della guerra nascosto assieme a Lilia, nella casa di un amico milanese in via Ariosto.
Quando torna a Roma, è ormai fuori dal giro, avendo perso tutti i contatti con quasi tutti i registi e i suoi amici attori. La travolgente passione per una contessa bionda lo riporta per un breve periodo alla ribalta, ma la sua carriera è alla fine, il cinema, ha chiuso la porta al bel di casa è la serranda è ormai chiusa.
Roberto Villa, sfruttando la perfetta conoscenza delle lingue, si dedica allora al doppiaggio delle pellicole inglesi e americane, col grande rammarico di non aver in fondo, mai avuto un ruolo adatto al suo talento.
Anna Sciacovelli