Uno dei più importanti Menhir esistenti in Italia, per la semplice e rude bellezza, una scultura preistorica che data 4000 anni a.C. si trova sulla statale 98, che da Modugno porta verso Bitonto.
Strada frequentata molto spesso da Camion che trasportano merci per ogni dove. Tanto che tempo addietro il Comune di Modugno, aveva suggerito l’idea di spostare il Pulo e per questa idea avevano chiesto alla Soprintendenza archeologica della Puglia, la possibilità di spostarlo in una zona più idonea e con una doverosa protezione.
Con un massiccio cordolo e una sistematica ripulitura della zona circostante alla zona attinente all’area dov’è posata l’opera si poteva
Continuare a proteggere l’eccezionale monumento del passato. Molti Menhir si trovano in Provincia di Lecce mentre in terra di Bari ve ne sono solo quattro presso Sovereto e nove nel territorio tra Bitonto Modugno e Palese.
Altri Menhir non vi sono nel resto dell’Italia continentale, mentre possiamo trovarli sia in Sardegna che in Corsica. Cosa rappresenta un Menhir? .
Presso alcuni popoli avevano significato commemorativo di grossi avvenimenti presso altri come sanzioni di importanti decisioni quasi a ricordare che le “deliberazioni”prese dovevano essere durature, come la roccia o la pietra.
Alcuni invece posti come pietra- fitta confini o territori altri in ordine sparso senza un nesso tra loro altri lontani diversi chilometri.
L’illustre studioso, che per primo ha dato valore al Menhir di Modugno fu lo storico cittadino Vito Faenza (1845-1923) l’aver rintracciato e fatto conoscere i Menhir di Modugno ed altri sulla stessa zona:Contrada Balice, Mesagne, Parco Colombo, e Cafariello, ma il più importante di essi è detto il Monaco di Modugno, di duro Carparo alto 3 metri e 70 centimetri e largo alla base di cm 40 X40.
Alberti Kazimiera, la polacca ammiratrice della misteriosa terra di Puglia diceva a chi andava a Modugno “Quando arrivi al Menhir, saluta la grigia e semplice pietra, lavagna sulla quale un uomo ha dato la sua risposta, dopo saluta il sole al tramonto”.
Anna Sciacovelli