La periferia della città era il posto più idoneo per le piccole fabbriche di mattoni o di altro materiale edilizio.
Lavorare alla fornace, non è stato mai facile per i giovani o i ragazzi, che si avvicinavano a quell’antico mestiere, nei tempi andati.
Sin da piccoli, eludendo gli obblighi scolastici, i ragazzi di terza o di quarta elementare, erano avviati al lavoro, spesso i genitori sceglievano per loro, e li obbligavano di andare alla fornace, sembrava un gioco nuovo, ma in realtà si doveva sgobbare e non poco.
L’argilla spesso si trovava sul posto, poiché in quasi tutte le periferie erano ricche di questo materiale, che era prelevato dalle cave e trasportata, con carri o carriole nei recinti delle fabbriche, dove era ammonticchiata in cumuli di diversi metri. Il materiale, esposto al sole, d’estate e all’umidità, pioggia, e neve d’inverno, man mano che si sgretolava, s ammorbidiva allora era tempo di essere lavorata, ma in primavera iniziava il vero ciclo della lavorazione a pieno ritmo.
I Fornaciari, mescolavano sabbia e argilla, la percentuale della sabbia, variava secondo il prodotto o l’oggetto da fabbricare, nelle tegole e nei mattoni era presente più argilla, mentre nelle cuccume o anfore o contenitori di liquidi, l’argilla usata, era molto meno.
I giovani apprendisti o i ragazzi, entravano nelle grandi vasche e pigiavano a piedi nudi l’impasto, che serviva quel giorno subito dopo aver approntato l’impasto, il padrone distribuiva pane e formaggio a tutti i ragazzi, era una frugale colazione, prima del lavoro dei mattoni.
L’argilla lavorata era sistemata in diverse forme di legno già pronte, sia quadrate sia ottagonali poi seguiva la fase di “abbellimento” dei mattoni.
Sulle superfici lisce, si passavano diversi colori, con vari disegni, il totale di mattoni per accendere la fornace, era di circa novemila mattoni, si mettevano nella fornace che aveva una forma cilindrica.
Alla base della fornace, si accendeva il fuoco utilizzando paglia e fascine di legna, il fuoco doveva essere alimentato gradualmente, per evitare la spaccatura dei mattoni, dopo circa un’ora la fornace era al punto giusto di cottura, il tempo per la completa cottura, dei mattoni, doveva durare dalle ventisei alle trentasei ore per, avere mattoni buoni e di lunga durata, si disserrava la fornace e si potevano prelevare i mattoni pronti per la messa in opera.
Il lavoro dei fornaciai, era effettuato tutto fuori all’aperto, solo la donna, era impegnate nel deposito. Il gruppo di lavoro era composto di circa sette persone, due manovali, due garzoni, due ragazzi e un capomastro.
Il quale si assumeva tutte le responsabilità, se una catasta o caldana non riusciva cotto bene, era suo compito seguire da presso la fornace, anche durante le ore di veglia durante la notte.
Anna Sciacovelli