Giovanni Valenzano,un incontro magico nel palazzo della Provincia di Bari, una mostra di pittura per i suoi quaranta anni di attività 20 ottobre del 1997.
Le sue tele con le favolose case dai lunghi camini e dai tetti spioventi, il serpeggiare dei vicoli, le lunghe scalinate che portano al cielo blu cobalto, lunghi caseggiati rosso mattone, dove le finestre rettangolari, al tramonto respingevano nei vicoli la luce del sole.
Sul suo camice da lavoro, erano segnati i colori della nostra terra il giallo, arabescato dal rosso puro, il bianco con trasparenze di verde, il marrone e l’indaco si mescolavano al rosso amaranto, che si trasformava alla fine in un colore indefinibile un vecchio camice arabescato da un valente pittore.
Il noto pittore Giovanni Valenzano, barese di nascita, direttore della galleria d’arte “La Soffitta”, Segretario dell’Associazione Artisti e Professionisti, gli erano stati assegnati sia il premio Marc’Aurelio, che il “Dante Alighieri”, negli anni 1977 gli è stata conferita al palazzo dei Congressi a Roma una medaglia d’oro per meriti Artistici.
Dell’artista un noto giornalista, Gustavo Delgado, ha scritto le testuali parole: “ la spatola amministra abilmente i colori naturali dei nostri panorami, i celesti, i blu, il rosso pompeiano e le molteplici sfumature di verde: un verde fatto per rianimare il passato”.
Giovanni Valenzano fraternamente chiamato Gianni, un uomo estroso,immaginoso e sempre pieno di risorse, spesso ci mette davanti ai sorprendenti e, spesso, da lui non sospettati, aspetti della natura invocata.
Si direbbe che per Gianni, la natura è tale in quanto la si accetta nei suoi continui exploit, che l’artista deve poter e saper cogliere e accettare.
La natura, per il pittore è arte pura. Una continua scoperta che si rinnova continuamente, un flusso d’impressioni che, determina gli stati d’animo e che chiarisce, oltre che il senso del bello, il valore del sentimento della natura come anelito di liberazione dall’appiattimento spirituale odierno. In Gianni Valenzano, è presente l’amore per le piccole cose, per gli aspetti desueti e anonimi per tutto ciò che ha un’anima, pur nel grigiore del tran, tran quotidiano.
Una “scrittura” fiabesca la sua, che trova spazio tra gli interzizi, di un’apertura appena visibile e trae luce, dalla sconnessione di una finestra accostata, che dilaga poi, in un’immensa vallata aperta, baciata costantemente dalla luce del sole.
“Artigiano” estroso e sempre pieno di risorse, che segue il flusso delle impressioni, determinate dagli stati d’animo personali, dando valore alle lunette, ai balconi barocchi, alle case moresche, disegni condotti sul filo armonioso e venature emotive di un artista, dall’animo sensibile e incontaminato.
Anna Sciacovelli