Enzo De Camillis, classe 1953, scenografo e regista italiano ci regala il suo ultimo docu-film “Un Intellettuale in Borgata” su Pier Paolo Pasolini con l’attore Leo Gullotta inciso e prodotto dalla casa Arduino Sacco.
Come mai questa scelta di parlare di “Io so… Pier Paolo Pasolini”?
In una democrazia malata dire “io so” può equivalere a una condanna a morte, anche se non hai le prove. Probabilmente, quando Pasolini ha detto “io so”, fu un semplice atto d’accusa contro coloro che conoscevano i nomi, coloro che avevano le prove ma non parlavano.
Stefano Rodotà firma così: «La regressione culturale che oggi stiamo vivendo è esattamente l’opposto dello spirito che Pasolini cercava di introdurre nella società italiana. […] Quando dico che la cattiva politica è figlia della cattiva cultura, non dico semplicemente che i politici non leggono libri o non vanno al cinema, ma che c’è una grande responsabilità della cultura. Il ricordo di persone come Pasolini, De Sica, Visconti non è nostalgia. È voler capire come una società possa produrre buona cultura e buona politica».
Alcuni registi dicono che i film sono come i bambini appena nati. Come te lo senti “Un Intellettuale in Borgata”?
Oltre che ad essere una propria creatura, nel docufilm su P.P. Pasolini c’è molto di più. Ce la mia storia, o almeno una prima parte della mia vita. Sono nato in quel quartiere e ho giocato in quel campetto dove Pasolini giocava a pallone e dove fu ispirato a scrivere “Ragazzi di Vita”. Un quel quartiere dove Pasolini veniva stimolato e sensibilizzato nella sua creatività, il sottoscritto sentiva il quartiere come una cappa, una gabbia, una prigione da evadere per dar sfoco alla propria libera creatività. Lo stesso ambiente, lo stesso periodo sociale, con due sensibilità totalmente diverse ma con la stessa finalità. La ricerca della verità.
Hai qualcosa in comune con Pier Paolo Pasolini? O rimane solo un docu-film?
Come dicevo prima, la stessa finalità in un quartiere popolare, la ricerca della verità. La ricerca dell’onesta culturale e la possibilità di dare al prossimo, specialmente hai giovani un passaggio culturale raccontando la storia, anche la contemporanea.
La voglia di confrontarsi con la politica e con l’uomo politico, sicuramente oggi con personaggi politici sempre meno acculturati e sempre meno rispettosi della persona e dignità del prossimo. Il film, con le sue testimonianze vuole raccontare alle nuove generazioni chi era Pasolini scrittore e cineasta, chi era Pasolini nel ricercare con i suoi scritti o con le sue immagini la rappresentazione di una società popolare che negli anni “60 cercava di emanciparsi dopo la guerra.
Nel 2014 “Un Intellettuale in Borgata” vince il premio speciale della giuria “ Libero Bizzarri”. Uno dei più celebri docu-film che abbia mai visto, in quanto è curato nei minimi dettagli onorando quella che chiamiamo la storia. Oggi, nella massa si chiacchiera poco, si scrive male e abbreviato ma non solo quelle poche parole che escono dalla bocca sono anche pronunciate male. De Camillis trae un qualcosa di vero, sano e pulito e vantaggioso per le scuole che vorranno adottarlo come testo scolastico. Ho letto libri ma mai come questo. Ritengo di dare merito ad un importante opera del genere. De Camillis, pensi che abbia un seguito quest’opera? Vale a dire, c’è un seguito sui passi di Un Intellettuale in Borgata?
Il film è stato riconosciuto al festival RIFF di Roma, Festival Omovis a Napoli, Festival Bizzarri. E’ stato presentato nel 2015 a Stoccolma dall’Istituto di Cultura Italiano in Svezia e nel 2016 a Lisbona in Portogallo. E’ archiviato come documento storico presso l’Aamod, il Centro Sperimentali di cinematografia, l’Archivio di Bologna e presso il Comune di Casarsa, ha circa 50 proiezioni tra biblioteche, Università e licei italiani. Ora, grazie al Libro “P.P. Pasolini , Io So …” edito da Arduino Sacco, spero che si possa divulgare presso le scolaresche e le università. Il libro raccoglie delle testimonianze su Pasolini che ritengo uniche. Pensieri del modo culturale e artistico come, Stefano Rodotà, Pupi Avati, Citto Maselli, Gianni Borgna, Ugo Gregoretti, Nino Russo e tanti altri. Il libro verrà presentato ufficialmente in uno spazio del 73° Festival di Venezia il 6 settembre alle ore 18,00 nel sito dell’Hotel Excelsior.
Quanto era critico Pier Paolo Pasolini nei versi della società? Credi che sia stato crudele o era un appellativo per richiamare attenzione?
La sua criticità negli anni “60 è stata mal interpretata e sicuramente criticata. Oggi, dopo quarant’anni è stato rivalutato, sottolineando la sua lungimiranza nei suoi scritti e nelle sue immagini filmiche. Basta ricordare l’intervista in RAI di Enzo Biagi (1971) sul potere televisivo e la poesia “Ali dagli occhi azzurri” scritta nel 1961 che narra lo sbarco emigratorio degli africani in Calabria. Temi, che oggi viviamo e in pochi conoscono la sua prevegenza.
Oltre ad essere regista, scopriamo che sei un docente presso la S.A.S. Cinema. Cosa vorresti insegnare ai giovani di oggi nella sezione cinema? È importante per un giovane alle prime armi essere o apparire? Qual è il segreto per essere un buon regista?
Vorrei raccontare il vero cinema, il cinema che si realizza anche per passione, il cinema di genere che oggi non c’è più, il cinema di cronaca, ricordiamoci, Francesco Rosi, Damiano Damiani, Elio Petri, film che non esistono più, perchè è un cinema scomodo, di riflessione, un cinema che racconta la storia, perchè il cinema è anche questo, raccontare la storia il momento sociale con criticità ma con la voglia di lasciare un documento alle nuove generazioni. Questo è il cinema che vorrei raccontare, che ho realizzato a fianco di importanti maestri e che oggi è difficile riproporre. Vorrei raccontare con queste testimonianze che il cinema è, e deve essere anche una testimonianza storica.
Il segreto per essere un buon regista? Raccontare quello che si sente, quello che si vuole e non quello che gli altri vogliono.
Progetti in cantiere?
Ti do il titolo: “Articolo 580 Istigazione al Suicidio”, per colpa della crisi contro il sistema bancario e di Equitalia dal 2001 a oggi ci sono purtroppo 4.000 suicidi. Ne vogliamo parlare?
Rosa Santoro